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Ascolta il canto di un buco nero

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  Che suono produrrebbe un buco nero, se solo potessimo sentirlo? Qualcosa di simile a questo cupo "lamento" catturato nell'ammasso di Perseo.     Onde di gas roventi si propagano nell'ammasso di galassie di Perseo. L'immagine è un mix dei dati raccolti dal  radiotelescopio Chandra  e simulazioni computerizzate. Dei buchi neri stiamo cominciando a immaginare l'aspetto,  grazie alle foto dei loro confini  catturate da reti di osservatori come l' Event Horizon Telescope . Ma vi siete mai chiesti  che rumore fanno ? Negli ultimi giorni la Nasa ha in parte soddisfatto questa curiosità pubblicando un file audio in cui si può ascoltare il "grugnito" profondo del buco nero al centro dell' ammasso di galassie di Perseo , a circa 240 milioni di anni luce da noi. Alzate il volume! CONCERTO MUTO.  La convizione che il suono non possa esistere nello Spazio deriva dal fatto che le onde sonore hanno bisogno di un mezzo fisico in cui propagarsi, sia esso ac

Ecco la prima spettacolare immagine del telescopio Ixpe

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Il telescopio spaziale Ixpe, frutto del lavoro congiunto di Nasa e Agenzia Spaziale Italiana, ha posato i suoi occhi su Cassiopea A, resto di una supernova esplosa quasi 400 anni fa. Ecco quello che ha visto.     La prima immagine del telescopio Ixpe della NASA, lanciato il 9 dicembre 2021. Mostra Cassiopea A, un resto di supernova esplosa nel '600. Proprio mentre il  telescopio spaziale Webb  prosegue con le sue "attività di preparazione" che, tra qualche mese, dovrebbero consentirgli di inviare le sue prime vere immagini mozzafiato, arriva un altro straordinario "primo scatto" dallo Spazio. Si tratta di un 'enorme nuvola dai colori sgargianti , che qualcuno ha paragonato a una peonia: è la prima immagine catturata dal telescopio Ixpe (Imaging X-Ray Polarimetry Explorer), ottenuta puntando i suoi "occhi" a raggi X su Cassiopea A, resto di una  supernova  situata a 11.000 anni luce da noi, la cui esplosione ha raggiunto la Terra nel XVII secolo. La

Esopianeti: K2-141b, il pianeta dove piovono rocce

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È il primo tentativo di spiegare il meteo e l'atmosfera di un lontano pianeta roccioso, per metà talmente caldo da avere oceani di lava fusa e piogge al silicio.    Esopianeti: K2-141b (illustrazione). Ecco come potrebbe apparire da vicino la faccia di K2-141b perennemente esposta al suo sole: un'atmosfera infuocata di silicio e venti inimmaginabili. Mentre la scoperta di nuovi pianeti al di là del Sistema Solare è ormai routine, portare alla luce qualcosa di più e di nuovo su ciò che può avvenire su di un esopianeta non è notizia di tutti i giorni. Nel 2018 venne scoperto il pianeta K2-141b, a circa 200 anni luce da noi, grazie al  telescopio spaziale Hubble  e a un gruppo di astronomi guidati da Luca Malavolta (INAF di Padova). Un pianeta roccioso, simile alla Terra per dimensioni e composizione, ma che a differenza della Terra ruota molto vicino alla sua stella madre (una nana arancione con temperatura superficiale di circa 4500 °C e una massa del 70 per cento di quella del

Non era un errore, ma un nuovo pianeta extrasolare (caldissimo)

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  La "collaborazione" tra telescopi spaziali e telescopi terrestri ha consentito di scovare un nuovo pianeta extrasolare sorprendente, che all'inizio aveva fatto pensare a un errore... Si chiama  Ltt 9779b , è un nuovo pianeta extrasolare scoperto di recente, che ha caratteristiche talmente inusuali da far pensare, all'inizio, che si trattasse di un... errore. E invece ha pienamente titolo per entrare a far parte della grande famiglia dei pianeti al di fuori del Sistema solare che, in qualche modo, sono "unici", per esempio per  essere completamente ricoperti d'acqua  o per far registrare  temperature infernali , oppure per il fatto di  ruotare a una distanza piccolissima  (o grandissima) dalla loro stella... La scoperta è è descritta in un  articolo appena pubblicato su  Nature Astronomy  ed è il frutto di una ricerca di un gruppo di "cercatori di pianeti" dell'Università del Cile.  La bizzarra atmosfera di un pianeta extrasolare CHE COPPI

Fulmini e funghi di ammoniaca nell'atmosfera di Giove

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  I dati della sonda Juno chiariscono il ruolo dell'ammoniaca nella formazione dei fulmini e dei giganteschi chicchi di grandine nell'atmosfera di Giove. Illustrazione: rappresentazione grafica di come potrebbero apparire le tempeste elettriche ad alta quota nell'atmosfera di Giove.  Nuove ricerche che hanno utilizzato i dati raccolti dalla  sonda Juno della NASA attualmente in orbita attorno a Giove , hanno scoperto che sul pianeta più grande del Sistema Solare nascono  lampi superficiali , una forma finora inaspettata di scariche elettriche atmosferiche. Tali fulmini si formano all'interno di nuvole contenenti una soluzione di ammoniaca e acqua, mentre i fulmini terrestri nascono da nuvole di acqua praticamente pura. Un'altra ricerca ha portato alla luce che i violenti temporali che si formano nelle nubi di Giove possono dare origine a grandine con chicchi ricchi di ammoniaca, che danno vita a corpi chiamati  funghi , che trasportano l'ammoniaca nelle profondi

Scoperto il buco nero più vicino alla Terra: le sue stelle "compagne" visibili a occhio nudo!

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Un team dell'ESO ha individuato il buco nero più vicino al Sistema Solare: fa parte di un sistema triplo insieme a due stelle visibili ad occhio nudo. Un'elaborazione artistica mostra le tre orbite degli oggetti del sistema HR 6819: la famiglia celeste è formata da una coppia binaria stella-buco nero e da una terza stella con un'orbita esterna più ampia. Gli astronomi dell'ESO hanno scoperto il buco nero più vicino al Sistema Solare mai trovato finora, ad  appena  un migliaio di anni luce dalla Terra. L'oggetto celeste perfettamente scuro e silenzioso è nascosto in un sistema triplo chiamato HR 6819, insieme a due stelle che sono visibili ad occhio nudo. I ricercatori hanno dedotto la presenza del buco nero studiando le orbite delle stelle compagne con il telescopio MPG/ESO dell'osservatorio di La Silla, in Cile. Le caratteristiche del buco nero fanno pensare che molti altri oggetti simili potrebbero trovarsi - perfettamente mimetizzati - nel no

Chandrayaan-2: l'India va sulla Luna

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L'India manda sulla Luna, nella regione del polo sud, Chandrayaan-2: una sonda, una stazione base e un piccolo rover. Il lanciatore indiano GSLV Mk.3 sulla rampa di lancio ( per ingrandire l'immagine ). In partenza nelle prime ore del 15 luglio (in Italia sarà ancora la notte del 14), la missione Chandrayaa-2 arriverà attorno alla Luna a settembre, con un orbiter (Chandrayaa-2), un lander (Vikram) e un rover (Pragyan). È pronta per il suo viaggio verso la Luna  la sonda indiana Chandrayaan-2 , che il 14 luglio, alle 23:21 ora italiana, sarà lanciata grazie al più potente razzo indiano, l'GSLV Mk.3 (Geosynchronous Satellite Launch Vehicle Mk.3), per raggiungere tra circa due mesi il nostro satellite, dopo una lunga serie di orbite attorno alla Terra. «La missione consiste di tre componenti: un orbiter, ossia la sonda che rimarrà in orbita attorno alla Luna, un lander - il modulo per l'atterraggio - del peso di 1,4 tonnellate, e un rover che pesa solo 27 chi